“QUANDO AL CINEMA PIOVEVA” PORTA IN SCENA GUCCINI

Dettagli della notizia:

Data:

16 Febbraio 2015

Tempo di lettura:

2 min

Il 20 febbraio alle ore 21.00 al Centro giovanile va in scena lo spettacolo

tratto dal “Dizionario delle cose perdute” del cantautore e scrittore emiliano

 

Fidenza, 16 febbraio 2015 – Terzo appuntamento, venerdì 20 febbraio, con il Mese del dialetto. Protagonista della serata sarà Francesco Guccini. E’ infatti tratto dal “Dizionario delle cose perdute” del cantautore e scrittore emiliano, lo spettacolo teatrale “Quando al cinema pioveva” della Compagnia de “Gli Sgangherati”, che andrà in scena venerdì alle ore 21.00 al Centro giovanile di via Mazzini. L’evento è benefico: ingresso a offerta a favore di Help For Children Parma.

 

“Quando al cinema pioveva”, adattamento e regia di Giancarlo Antolini, è una lettura sceneggiata e illustrata di brani del “Dizionario delle cose perdute” di Guccini.

C’è stato un tempo in cui si doveva litigare con le maglie di lana e i costumi da bagno fatti in casa, per non dire di pennini e calamai.

Riusciamo ancora a ricordare i vapori del bagno domenicale nel mastello di legno, con l’acqua riciclata per tutta la famiglia?

E chi rammenta l’ebbrezza di giornate vagabonde fatte di battaglie con la cerbottana, criminali fiondate a grondaie e passerotti, lunghi Giri d’Italia sui marciapiedi coi coperchini della birra?

E i cinema fumosi e ruspanti di una volta, con le pellicole rigate che pareva ci piovesse sempre dentro? E le terribili prove iniziatiche della naja, e quelle imbarazzanti e un po’ patetiche delle balere paesane? E la futuristica velocità della locomotiva a vapore e della gloriosa topolino?

Sembra qualche secolo fa, ma è passato (solo?) un cinquantennio.

Anche se i bambini e i giovani cresciuti a McDonald’s e Nintendo ne hanno soltanto una vaghissima idea, noi eravamo così”.

Ce lo ricorda Francesco Guccini, con la disincantata nostalgia del suo sguardo e la bonaria ironia della sua scrittura.

Lo spettacolo vuole evocare oggetti, modi e vissuti che hanno formato la memoria collettiva di un pubblico attempato; ma spera anche di far conoscere un po’ di quel mondo, così lontano e così vicino, alle generazioni più giovani.

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