La storia incredibile di Mario Gorreri tornata dalla Russia 79 anni dopo

Fronte russo, 15 luglio 1942. Mario Gorreri ha da poco compiuto 30 anni quando, nell’estate del 1942, viene mandato sul fronte russo assieme a centinaia di migliaia di altri italiani a combattere una guerra decisa a tavolino dal dittatore Benito Mussolini. Gorreri è un fidentino appassionato di motori, che della Russia non sa niente. È un autiere esperto, capace di guidare per ore e ore nell’immensa pianura orientale seduto nella cabina di un camion carico di rifornimenti per i soldati dell’Armata Italiana in Russia. Viaggio dopo viaggio nel cassone del suo mezzo pesante trovano posto armi, ricambi, cibo, uomini. La propaganda fascista dice che in Russia è in gioco il futuro dell’Europa, che la belva bolscevica sta per essere annientata e che l’Italia deve dare il proprio contributo allo sforzo tedesco. Dice anche che tutto finirà bene e che in pochi mesi la campagna orientale si concluderà con una vittoria clamorosa. Nella polvere e nel fango delle immense pianure russe, a 3.000 km di distanza da Fidenza, Mario non immagina che un suo piccolo gesto di riconoscenza, 79 anni dopo quella tragica guerra, servirà a unire Italia e Russia, Fidenza e Mosca. A legare la sua famiglia fidentina con la famiglia russa che lo ha aiutato in circostanze drammatiche.

Comune di Fidenza, 21 maggio 2020. Quel giorno sul tavolo del Sindaco Andrea Massari, c’è una lettera insolita. Arriva da Mosca, è firmata dall’Istituto Italiano di Cultura, emanazione del Ministero degli Esteri, cui spetta il compito di promuovere la lingua e la cultura italiana nella Federazione Russa. Si domandano al Sindaco informazioni sul soldato Mario Gorreri: dalle nebbie del tempo e della storia è emerso un gavettino militare, sul cui retro in alluminio sono incisi il nome e il cognome del soldato, la sua data di nascita, la parola “Fidenza” e il reparto di appartenenza. Quel gavettino lo possiedono i discendenti della famiglia Gavrik, regione di Belgorod. Lo donò ai loro avi Mario, nel 1942 in segno di gratitudine per essere stato sfamato e salvato e ora i Gavrik vorrebbero restituirlo ai discendenti di quel soldato venuto da lontano e poi finito chissà dove, sballottato dal destino e dalla storia.

Dagli archivi comunali emerge un primo pezzo della storia: Mario è tornato sano e salvo dalla Russia, ma per ciò che riguarda il resto è buio pesto.

Il contributo essenziale alle ricerche arriva dall’Associazione Nazionale Alpini di Parma, con il presidente Roberto Cacialli, e dall’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, cui Mario era iscritto dal 1946, oggi guidata da Ambrogio Ponzi.

Cacialli nel corso dell’estate fa riemergere dagli archivi dell’esercito il ruolino di Mario, con il suo percorso bellico. Soldato di leva nel ‘33, richiamato nel novembre del ‘40. Schierato sul fronte russo dal 15 luglio del 1942 al 30 novembre dello stesso anno. Ovvero pochi giorni prima che il settore italiano fosse sfondato, portando all’isolamento della sesta armata tedesca a Stalingrado. Mario è stato molto fortunato a lasciare la Russia prima della tragedia della ritirata, costata circa 84 mila soldati italiani tra morti, prigionieri e dispersi.

4 FEBBRAIO: DUE FAMIGLIE SI INCONTRANO DOPO 79 ANNI

Mosca-Fidenza, 4 febbraio 2021. Una giornata speciale. A quasi 80 anni dalla ritirata di Russia, l’Istituto Italiano di Cultura ha organizzato un evento in diretta che collegherà Mosca con Fidenza. E soprattutto permetterà ai discendenti della famiglia Gavrik e di Mario Gorreri di incontrarsi, di scambiare le loro emozioni.
Alle ore 13.00 in punto (le 15.00 a Mosca) partirà una diretta facebook con traduzione simultanea sulle pagine del Comune e dell’Istituto, che potrà essere seguita da entrambe le comunità. Da Mosca interverranno Daniela Rizzi, Direttrice dell’Istituto, il Generale Roberto Banacci (addetto militare dell’Ambasciata d’Italia). Sarà proprio il Generale a ricevere dalla famiglia Gavrik la gavetta di Mario per poterla inviare in Italia. Da Fidenza si collegheranno il Sindaco Massari, Ambrogio Ponzi (Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci) e da Parma saranno on air il Prefetto Antonio Lucio Garufi e il Presidente dell’Ana, Roberto Cacialli.

Soprattutto, si ritroveranno riuniti i sei nipoti diretti di Mario: Oreste, Ermes e Bruno Gorreri, Maria e Miria Valesi, Graziana Bonassera.


E’ con viva emozione e partecipazione che l’Istituto Italiano di Cultura a Mosca spiega la Direttrice Rizzisi appresta ad ospitare la consegna di un cimelio bellico, lasciato in Russia dal soldato italiano Mario Gorreri, da parte dei discendenti della famiglia russa che l’ha aiutato nel lontano 1942 ai discendenti della famiglia d’origine. I tragici eventi della Grande guerra, i destini individuali dei soldati italiani in Russia, la solidarietà umana che – al di là degli schieramenti – fortunatamente ha prevalso in questo e in altri episodi di quei tempi calamitosi: tutto questo viene ricordato alla presenza (fisica e virtuale) di autorità civili e militari italiane, per conservare la memoria di una importante e commovente pagina di un passato doloroso comune all’Italia e alla Russia”.

Il Sindaco Massari è emozionato, perché questa è “una storia incredibile, nemmeno ad inventarla usando la più fervida immaginazione sarebbe uscita in questo modo. Una storia incredibile e commovente, perché quel seme di pace gettato 79 anni fa oggi è sbocciato, dimostrando che la solidarietà è più forte anche della guerra e della distruzione che si porta appresso. Un messaggio potente, venuto alla luce grazie alla nobiltà d’animo della famiglia Gavrik e alla passione e alla competenza dell’Istituto Italiano di Cultura a Mosca, ai quali dico grazie, di cuore, per questo dono”.

Quella di Mario Gorreri è la storia di un reduce e Ambrogio Ponzi, che dell’Associazione dei Reduci è Presidente capace, distilla le parole, come si conviene alle occasioni importanti: “Sappiamo quanta difficoltà hanno avuto i nostri reduci a raccontare il loro vissuto nel periodo di guerra. Una sindrome comune, la rimozione di ricordi che gran parte di loro non avrebbe voluto vivere. Momenti come questo ci sorprendono nella loro semplicità carica di significati. Gorreri era uno dei cinquanta e più fidentini che hanno vissuto l’esperienza bellica in terra di Russia. Siamo abituati a ricordare la storia attraverso gli episodi simbolici, le grandi battaglie, le grandi vittorie e sconfitte. Tendiamo a scordare che invece il mosaico della storia è composto dalle tessere delle singole vite e di episodi come quello accaduto al nostro concittadino Mario“.

INCREDULI E COMMOSSI: L’EMOZIONE DEI NIPOTI DI MARIO

Increduli. Commossi. Riconoscenti. Si sentono e si descrivono così i nipoti diretti di Mario. Durante le ricerche il Comune li ha contattati più volte e ognuno di loro ha dato un grande contributo con immagini, documenti e ricordi.
C’è Oreste, medico conosciutissimo a Fidenza e il 4 febbraio sarà lui a parlare a nome di tutta la famiglia. Ricorda bene quando da ragazzino sentiva lo zio Mario spendere “parole di riconoscenza per la popolazione russa che lo aveva aiutato”. Per questo agli eredi Gavrik dirà un grazie enorme per “la solidarietà straordinaria dimostrata a nostro zio, dalla quale deriva un grande insegnamento: vivere in pace per il progresso dell’umanità”.

A Maria trema la voce. “Mi è venuta la pelle d’oca quando ho saputo della storia. Ero bambina, lo zio tutte le domeniche veniva a trovarci nella nostra casa di Coduro. La scoperta di come è stato salvato durante la guerra e il gesto di profondo rispetto da parte della famiglia russa, bè, è qualcosa di speciale”.

Tra i pronipoti ci sono Luca, documentarista, pronto a riprendere la macchina da presa per raccontare la storia di Mario. Oppure Cecilia, attivissima, sta radunando da giorni anche i pezzi di famiglia sparsi per il mondo. Il 4 febbraio si collegheranno dei cugini anche da Johannesburg, in Sud Africa, per seguire la diretta riabbracciare, in un modo particolare, Mario e la sua storia.
Per giorni e giorni Cecilia ha ricercato negli album di famiglia vecchie foto dello zio, scoprendone una del giugno 1941. Mario in divisa, a Napoli. E nel retro della foto una bellissima dedica scritta per l’amata moglie Primina. “La notizia arrivata dalla Russia ha suscitato in tutta la nostra famiglia una ridda di emozioni – racconta Cecilia –. Lo zio era una persona di una bontà d’animo e di una gentilezza rare. Tutti noi siamo certi che queste sue peculiarità lo abbiano aiutato a costruire un contatto con la gente che lo ha salvato”.

Ci sarebbe spazio per una storia nella storia: sul fronte russo Mario ritrovò il cognato Antonio Bonassera. Le loro strade si separarono per non incontrarsi mai più: Antonio risultò disperso e ora potrebbe essere il tempo giusto per iniziare una nuova ricerca negli archivi militari e nella storia.


Pubblicato: 02 Febbraio 2021