Casa protetta, dalla guerra al covid alla speranza: mercoledì ripartono le visite dei familiari

Dalla Casa protetta, ovvero dal luogo in cui si proteggono alcuni tra i più fragili della nostra Comunità, arriva un bellissimo segnale di fiducia e di speranza: le famiglie tornano ad incontrarsi, di persona e a riprendersi la gioia di un contatto umano. C’è l’ok dei due medici che seguono la Cra, da mercoledì 21 aprile potranno iniziare le visite dei parenti ai loro anziani congiunti, in piena sicurezza grazie ai protocolli adottati in questa struttura, che dal 14 marzo è divenuta covid free”. Così il Sindaco Andrea Massari presenta questa importante novità che toccherà le famiglie dei 90 ospiti della casa protetta.

I 112 GIORNI DI LOTTA E SPERANZA DELLA CASA PROTETTA

Il 29 dicembre venivano scoperti i primi 10 casi positivi al Covid, il 28 gennaio partivano le vaccinazioni, il 14 marzo la casa protetta è divenuta covid free e attualmente sono in corso gli inserimenti di nuovi ospiti. Dalle corse per spegnere il contagio alla riapertura delle visite sono trascorsi 112 giorni di lotta e speranza.

COME PRENOTARE LA VISITA

E’ semplicissimo. Le visite sono possibili per i famigliari degli anziani e occorre la prenotazione. L’unica cosa da portare è la mascherina.

Si potranno iniziare le prenotazioni da mercoledì mattina e le prime visite partiranno già nel pomeriggio. Basta chiamare il numero del proprio gestore. Se l’anziano o l’anziana da visitare è ospite dei nuclei gestiti da Asp sono a disposizione due numeri: 0524.522373 e 334 563 3866 (ore 9.00-12.00 e ore 14.00-17.00, dal lunedì al sabato mattina). Se, invece, il gestore è Auroradomus, il numero da chiamare è: 3500132358 (dalle 9.30 alle 11.00 e dalle 14.30 alle 16.30, dal lunedì al venerdì). Al momento della chiamata, in un breve colloquio, verranno richieste tutte le informazioni per escludere il rischio che il visitatore possa portare il covid in struttura. Il giorno dell’incontro il visitatore dovrà firmare un patto di corresponsabilità, col quale si impegna a rispettare tutte le misure di sicurezza previste.

INCONTRI CON LA MASSIMA SICUREZZA

Gli incontri avverranno con la massima sicurezza, in grandi spazi nei quali sono montati divisori di plexiglas. Un operatore sarà sempre presente per assistere e controllare che tutto proceda nel migliore dei modi. Al termine di ogni incontro tutti gli spazi verranno sanificati.

Apriamo in sicurezza, con responsabilità e assumendo a Fidenza questa decisione, senza aspettare che scivoli dall’alto la luce verde. Le norme, infatti, non dicono che non si può aprire. Dicono che la scelta spetta alla direzioni sanitarie. Allora, la strada seguita è stata netta: rispetto dei protocolli regionali, collaudati e migliorati rispetto alla versione 2020, con l’inserimento del via libera vincolante dei due medici che seguono i nuclei della casa protetta. I medici hanno detto ok e questo è stato l’ultimo step di un lavoro enorme da parte di tutti – commenta Alessia Frangipane, assessore alle Politiche sociali. Da parte degli operatori di Asp Distretto di Fidenza e di Auroradomus, ovvero i gestori dei tre nuclei in cui è suddivisa la Casa protetta. Da parte di Ausl che ha avuto con il Comune un confronto a tratti aspro ma con la capacità di trovare sempre la giusta soluzione. Un lavoro enorme c’è stato anche da parte del Comitato dei famigliari, sempre in prima linea per informare e migliorare il lockdown della Casa protetta. Un plauso speciale lo merita proprio Asp che con il progetto TiVedo in questi mesi di blackout delle carezze e degli incontri tra famiglie ha reso possibile oltre 1.200 i videocollegamenti tra nonni e nipoti, tra genitori e figli, annullando le distanze in modo sicuro e aprendo le porte all’arrivo della telemedicina. Una innovazione importante, più forte degli slogan e delle scorciatoie”.

Massimiliano Franzoni, presidente di Asp “Distretto di Fidenza” ricorda che “abbiamo voluto fortemente queste riaperture, erano un miraggio quando il covid è entrato come un lupo ma ogni giorno, ogni settimana e ogni mese tutti abbiamo lavorato per arrivare qui, senza valutazioni schematiche, anzi ragionando caso per caso e inserendo nei protocolli il via libera essenziale del medico che lavora in ogni struttura. Essere servizio pubblico significa prendersi le responsabilità delle decisioni che servono per migliorare la vita delle persone. Noi lo abbiamo fatto e credo che questo sia un bel messaggio, anche a livello regionale”.

Pubblicato: 20 Aprile 2021